Categorie
Sapevi che...

Amore romantico o dipendenza affettiva?

Un certo grado di dipendenza dal partner è parte di ogni storia d’amore che possa dirsi tale, sopratutto nella fase dell’innamoramento, caratterizzata da un forte senso di intimità e passione, in cui il senso di fusione è particolarmente forte. Alcuni autori (Fisher, Xu , Aron e Brown, 2016), descrivono la presenza, in individui in fase di amore romantico, di sintomi caratteristici dei disturbi di dipendenza, tra cui euforia, desiderio, tolleranza, dipendenze emotiva e fisica, ritiro e ricaduta. L’amore romantico è parte naturale dell’imperativo biologico della riproduzione umana e corrisponde a uno specifico pattern di caratteristiche fisiologiche, psicologiche e comportamentali, che include: l’attenzione focalizzata sull’oggetto d’amore, la riorganizzazione delle priorità, un aumento di energia e sensazioni di euforia, sbalzi d’umore, risposte del sistema nervoso simpatico come sudorazione e batticuore, elevato desiderio sessuale e possessività sessuale, pensieri ossessivi sull’altro, desiderio per l’unione emotiva, gesti affiliativi, comportamenti orientati allo scopo e intensa motivazione per ottenere e mantenere il legame. Quando le caratteristiche più dipendenti diventano rigide e pervasive e assumono la connotazione di necessità assolute, il rischio è di cadere nel versante più disfunzionale del legame amoroso, quello relativo alla dipendenza affettiva patologica. La possibilità di andare oltre la fase dell’innamoramento e di amare l’altro, infatti, dipende proprio dalla capacità dei membri della coppia di percepirsi e rispettarsi come individui separati, cioè di riconoscere l’altro nella sua diversità senza per questo perdere di vista la propria individualità. Quando invece il vincolo di coppia offusca i propri bisogni e desideri e ci incatena all’altro soffocando la nostra individualità possiamo parlare di love addiction o dipendenza affettiva. Si noti che, in lingua inglese, il termine addiction si riferisce a una condizione generale in cui la dipendenza psicologica spinge alla ricerca dell’oggetto di interesse, senza il quale la vita perderebbe di valore. Reynaud e collaboratori (Reynaud, Karila, Blecha e Benyamina, 2010), definiscono chiaramente le differenze tra amore e dipendenza, intendendo con il termine Love Passion uno stato universale e necessario per gli esseri umani, che implica un attaccamento funzionale agli altri, e con Love Addiction una condizione disadattiva caratterizzata da una necessità e da un desiderio imperiosi dell’altro che si traducono in pattern relazionali problematici, caratterizzati dalla persistente e assidua ricerca di vicinanza, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative di tale comportamento. Il passaggio a un innamoramento disfunzionale, avverrebbe per la trasformazione del desiderio in bisogno necessario e del piacere in sofferenza. A ciò si accompagnerebbe l’estrema ostinazione nella ricerca e nel mantenimento della relazione, nonostante la consapevolezza delle conseguenze negative. Essendo il desiderio compulsivo (craving), l’impegno ossessivo, la perseveranza dei comportamenti problematici e la compromissione dei sistemi di controllo di questi, elementi caratteristici delle dipendenze comportamentali, è possibile supporre che la love addiction sia dovuta ad un irrigidimento disfunzionale delle caratteristiche naturali dell’amore romantico.

SERGIO DEMURU

Categorie
foto gallery

Tour Dicembre 2023

Categorie
Arts-Expert

Alex Musa: cantante e conduttore per la sfida alle “dipendenze”. Uno showman a tutto tondo.

Poliedrico e comunicativo. Per Alex Musa la musica è il canale di sfogo per urlare al mondo i propri pensieri. All’attivo ha vari brani, che hanno riscosso successo fra i più giovani e non solo. Scovato da Roberto Betocchi e trascinato nell’orbita del progetto “no dipendenze”, gira le scuole di tutta la Sardegna per insegnare ai ragazzi quelli che sono i pericoli ed i tranelli di una vita che non deve avere come valvola di sfogo l’assuefazione alle varie droghe in commercio illegale oppure l’eccessivo utilizzo di smartphone e tablet. Che rappresentano certamente la tecnologia che avanza, ma che tuttavia vanno utilizzati con parsimonia e comunque sotto il controllo dei genitori. Lo sport innanzitutto: è questo il messaggio che Alex Musa tenta di trasmettere con i suoi show all’insegna dello scambio reciproco con i giovanissimi. E riesce a farlo con disinvoltura e spirito costruttivo. È lui che gestisce in primis quelli che sono gli approcci scolastici, coinvolgendo in uno spettacolo snello e senza punte di drammaticità anche gli insegnanti, i quali si sentono coinvolti al pari dei loro stessi alunni. Alex è un cantante, ma pure un conduttore a tutto tondo, capace di trasferire la sua energia anche ad illustri professori che si sono alternati nei vari momenti del lungo viaggio intrapreso per sensibilizzare sui pericoli che possono incontrare strada facendo. Per ora sono state toccate varie località nel cagliaritano, dopo che la carovana delle “no dipendenze” aveva già svolto la propria “mission” presso ì principali capoluoghi di provincia con manifestazioni negli stadi di Nuoro, Sassari, Olbia ed ovviamente Cagliari. E ci sarà pure una puntata fuori Sardegna. Tutto all’insegna di quello che deve essere lo spirito comportamentale per una vita migliore.

SERGIO DEMURU

Categorie
Sapevi che...

La prevenzione contro le dipendenze dai 4 ai 13 anni. Il professor Galimberti conferma

La prevenzione contro le dipendenze si instilla già dai 4 ai 13 anni. Studiato un metodo che mette in primo piano l’esaltazione del piacere e della gioia. Eccellenti i risultati raggiunti?«Insegniamo a godere del piacere senza tormento» e «come rinforzante naturale usiamo la gioia». Chi mai non aderirebbe a un programma del genere? La diffidenza in un giovane nasce, semmai, quando sente parlare anche di scuola e di genitori coinvolti. Il progetto infatti mette insieme le classi di elementari, medie e persino l’asilo con un’associazione dal nome “Genitori attenti” e con gli psichiatri dell’Università di Padova specializzati nel trattamento delle dipendenze. Per l’alcol, la medicina ha acquisito una nuova sostanza anti-alcolismo, il Campral o acamprosato ed è “cosa preziosa, molto utile. Però per le dipendenze il farmaco da solo non è la soluzione” sostiene il professor Luigi Gallimberti, che è l’ordinario di psichiatria delle tossicodipendenze, dunque un “medico delle pastiglie” e non uno psicologo. Parla, poi, di questionari e di allenamento psicologico, però tira in ballo le neuroscienze, e precisi meccanismi cerebrali come sostrato. Anzi, nel caso dei bambini delle elementari (ultime classi) farà “giocare con le neuroscienze”, pare con gran divertimento degli scolari, ma allo scopo di incidere durevolmente sui loro neuroni. Non sarà troppo presto, come età, per questioni che riguardano il fumo, l’alcol, le doghe, il gioco d’azzardo, la dipendenza da Internet o da certi siti in particolare, tipo quelli pornografici? «Ma ai ragazzi non parliamo di questo, ai genitori sì. E se siamo scesi ai 10 anni di età con i nostri programmi di formazione per la prevenzione, contiamo di abbassarci ai 4 anni», dice Gallimberti. I nomi sono già a prova d’età: “Cappuccetto Rosso” e “Pinocchio” fino a “Epicuro per giovani centauri” dedicato ai tredicenni, in attesa del patentino moto. Per spiegare il metodo dell’Università di Padova occorre fare diverse premesse. Una sta nel ricordare il “Marshmallow test”, importante negli studi di psicologia sociale e della personalità, che lo psicologo austriaco Walter Mischel compì negli anni ’60. A bambini di 4 anni offrì delle caramelle marshmallow spiegando che potevano prenderne una subito o aspettare qualche minuto e prenderne due. Dopo 14 anni Mischel constatò che gli ex bambini che si erano comportati impulsivamente erano diventati dei giovani con bassa autostima e un certo livello di frustrazione mentre quelli che da piccoli avevano saputo aspettare erano adulti socialmente più competenti e con maggior successo negli studi. «Ne deriva la constatazione che sopportare la piccola sofferenza insita nel posporre un piacere, allena i “muscoli” della personalità, oltre a procurare, poi, un piacere maggiore», spiega il professor Gallimberti. Del resto, prosegue, piacere e sofferenza sono i due lati della medaglia, inscindibili. «Adamo ed Eva quando scoprono il piacere, il prezzo è di divenire mortali». Ma per non pagare un prezzo così alto, ecco l’altra premessa da ricordare, che riguarda Epicuro. L’Associazione “Genitori attenti” ha esordito da un po’ di tempo a questa parte su Internet con un sito dedicato. “E’ ai genitori, ha detto lopsichiatra padovano-che insegniamo a sottoporre i propri figli ad una “palestra psichica” allenandoli a spostare in avanti il premio e a darlo sempre e solo quando l’abbiano guadagnato con un lavoro. “Invece oggi i genitori danno e danno sempre di più, altro che una o due caramelle – continua il professore – danno l’intero pacchetto con la raccomandazione di fare da bravo”. Dopo le marshmallow danno la bici, poi la moto, a seguire la macchina. “In questo modo fregano i loro figli. Non gli fanno crescere i muscoli per il piacere ed ecco che i ragazzi non godono a fondo di quanto ricevono perché non c’è stata prima la ‘sofferenza’ del desiderio e la gratificazione poi del premio per un impegno assolto. Annoiati, incapaci di godere senza i rinforzanti naturali, vanno a cercare rinforzanti non naturali, stimolazioni più forti, come sono appunto droghe, alcol, il gioco. Sono i mezzi bollati da Epicuro, che poi danno tormento”. Tutta l’evoluzione poggia su questi principi. Da milioni di anni la gratificazione è servita a orientare i comportamenti che vanno selezionati per salvare l’individuo e la specie. “Vince” la possibilità più piacevole, più premiante. “Certe specie si sarebbero già estinte se la natura si comportasse come tanti genitori di oggi.-ironizza Luigi Gallimberti-Il piacere nasce già nei protozooi, prima delle cellule, perché vi sono molecole simili alla morfina che aiutano a sopportare la ‘sofferenza’, il distress necessario per lo sviluppo della vita nel pianeta”. L’affascinante viaggio indietro nel tempo atterra, nel nostro cervello, tra amigdala e ippocampo. “La prima, colma di dopamina, neurotrasmettitore che trasmette il piacere, viene attivata per un fatto emotivo e agisce sull’ippocampo, che è la sede della memoria a lungo termine, fissando lì il ricordo. E’ questo il meccanismo che sollecitiamo con i bambini e ragazzi dei nostri corsi: suscitando emozioni abbastanza intense tendiamo alla interiorizzazione dei ricordi”. Quali emozioni? Gli aspiranti motociclisti, per esempio, con un gioco di simulazione sul computer devono guidare una moto cercando di tenere la strada. Da sobri ci riescono, ma se la simulazione finge che il guidatore abbia bevuto 2-3 bicchieri di birra il ragazzo constata che anziché frenare in 13 metri, ce ne mette ben 26 (l’alcol rallenta i riflessi) mentre se la finzione riguarda il consumo di uno spinello non sa più calcolare la distanza. “Ci impegniamo su 1.000-2.000 alunni alla volta così da poter avere una rappresentatività statistica.-continua il professor Gallimberti-Alla fine, nel paragone con i gruppi di controllo non sottoposti a esperimento, abbiamo visto nel gruppo trattato: 1) una riduzione significativa del primo uso di sigarette, spinelli e, poi, di alcolici; 2) l’attrazione per l’uso di sostanze non ancora provata è scesa da un valore iniziale di 8 a 4. Questi risultati li abbiamo ottenuti attivando appunto l’amigdala e l’ippocampo con informazioni-emozioni”. Il fatto è che il nostro cervello è “in costruzione” fino ai 25 anni, per questo è tanto importante prevenire il precoce ricorso a sostanze eccitanti, in quanto creano danni permanenti. «Se metto una droga in circuiti cerebrali non ancora formati è come dare una scossa elettrica che fa saltare i collegamenti tra i neuroni e incide sulla mielina che li sta avvolgendo. Diverso l’impatto se una persona esordisce con la droga da adulto. Anche se le dipendenze da alcol e sostanze restano e sono sempre più chiaramente malattie neurologiche”.

SERGIO DEMURU

Categorie
Rassegna stampa

Fischia la fine

‘Fischia la fine’. Si chiama così la campagna di sensibilizzazione contro la violenza di genere promossa dal Comune di Cagliari. Anche attraverso un video ideato dall’assessorato delle Pari opportunità in collaborazione con la commissione consiliare che si occupa di queste tematiche. Immagini e suoni d’impatto. Prima il disperato grido di una donna. Poi un fischietto rosso, simbolo della campagna, per dire basta. Quindi l’invito: “Se sei vittima o testimone di violenza non puoi stare in silenzio. Perché anche il silenzio è violenza. Se vedi o subisci violenza, denuncia, per un nuovo inizio. Per denunciare qualsiasi forma di violenza chiama il 1522”. Per il sindaco Paolo Truzzu un “video d’impatto destinato anche a far discutere, ma è proprio questo che deve succedere: che si discuta di questi argomenti”. Il primo cittadino ha spiegato che il video e la campagna di comunicazione sono importanti per due motivi: “Il primo obiettivo è quello di far ragionare le persone sul fenomeno della violenza sulle donne – ha chiarito -, il secondo è quello di fornire degli strumenti di tutela. Il fattore culturale è determinante: è importante far capire che l’amore vero non può generare possesso e paura. Questo è l’aspetto culturale su cui si deve lavorare”.  Un video ‘forte’ diretto anche alle nuove generazioni. Questo uno degli obiettivi sottolineati nella conferenza stampa di presentazione con l’assessora alla Pubblica Istruzione, Politiche Giovanili e Pari Opportunità Marina Adamo, la presidente della commissione Pari Opportunità Stefania Loi e Alessandro Deplano, responsabile dell’agenzia Humans Hub che ha elaborato il video e la campagna di comunicazione.
 
SERGIO DEMURU
Categorie
Arts-Expert

Professor Biggio e Gianluca Calabrese. Binomio vincente

Dental Clinic di Gianluca Calabrese ed il professor Giovanni Biggio, neuropsicofarmacologo: un connubio vincente. Il secondo combatte contro le dipendenze, soprattutto nei confronti degli smartphone. Una lotta senza quartiere che va avanti da anni. È intervenuto alla “convention” per le “no dipendenze” nella coinvolgente cornice dell’Hotel Regina Margherita. Tanti proseliti ed una platea competente che hanno seguito le lezione del professor Biggio, abile nello spiegare, in maniera chiara e comprensibile, quali sono i pericoli di un’opzione che coinvolge soprattutto i giovanissimi. L’organizzazione del “deus ex-machina” Roberto Betocchi, che ha progettato un “tour” per le scuole di tutta la Sardegna per coinvolgere al massimo i giovani su problemi importantissimi. Al fianco di professor Biggio, ecco la figura di Gianluca Calabrese. La sua Dental Clinic vuole aiutare le persone a diventare il principale responsabile della propria salute, passando per la cura del sorriso, della bocca e dell’anima e creando un equilibrio con se stessi e con la natura. Nello Studio, grazie alla collaborazione di oltre 40 persone, si uniscono le più recenti tecnologie, i migliori protocolli organizzativi e di lavoro e i rimedi che la natura ci offre. Cominciando con ascoltare le esigenze del singolo ed i suoi desideri si pianificano insieme gli obiettivi di cura e si realizzano le terapie dentistiche in armonia con ogni passo cadenzato teso a minimizzare l’invasività e ad annullare ansie, paure e dolore. Il Centro Odontoiatrico può giovarsi dell’utilizzo di moderne apparecchiature come sistemi radiologici digitali computerizzati, eseguiamo radiografie panoramiche direttamente in studio, siamo dotati dell’apparecchiatura per la sedazione cosciente e del sistema Cerec 3D.

SERGIO DEMURU