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Il Disturbo Affettivo Stagionale è inserito all’interno del DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) ed è definito come un disturbo depressivo maggiore ricorrente con andamento stagionale.

Definito da Norman E. Rosenthal nel 1984 il Disturbo Affettivo Stagionale è inserito all’interno del DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) ed è definito come un disturbo depressivo maggiore ricorrente con andamento stagionale.
È caratterizzato da un “pattern” di esordio e remissione di episodi depressivi maggiori in periodi specifici dell’anno, rimanendo invece completamente silente al di fuori della stagione. Ha un ciclo di almeno due anni. Affinché il disturbo venga diagnosticato, gli episodi depressivi stagionali devono superare numericamente in modo sostanziale gli episodi depressivi non stagionali che possono essersi verificati durante l’arco di vita dell’individuo. Gli esordi depressivi, inoltre, devono essere slegati da fattori esterni che possano giustificarli.
Il disturbo affettivo stagionale colpisce soprattutto tra autunno e inverno. La sintomatologia depressiva ha inizio durante la stagione autunnale, raggiunge il massimo dell’intensità durante la stagione invernale e si risolve, parzialmente o totalmente, all’inizio della stagione primaverile.
Esiste anche una “forma estiva” del disturbo affettivo stagionale seppur più rara: gli episodi depressivi si presentano all’inizio della stagione primaverile, raggiungono il culmine nel periodo estivo e si risolvono all’inizio della stagione autunnale.
Colpisce soprattutto le persone tra i 18 e i 30 anni, e maggiormente all’aumentare della latitudine, dove la stagione si fa più rigida.
Il SAD è riconoscibile non solo per la sua stagionalità, ma anche perché presenta sintomi differenti dalla depressione endogena, cioè quella più comune.
In particolare, nel disturbo affettivo stagionale sono presenti ipersonnia, iperfagia e aumento di peso.
La forma invernale, inoltre, presenta soprattutto umore triste e astenia, suscettibilità, letargia.
Il SAD può variare per gravità dei sintomi, da una forma più leggera o subsindromica (S-SAD) a forme più invalidanti con compromissione del funzionamento. Possono essere presenti anche pensieri suicidi.
Come per ogni forma di depressione, le cause sono da ricondursi in parte a fattori sociali e ambientali ma, soprattutto, a fattori neurologici.
Recenti studi hanno evidenziato una correlazione tra i livelli di serotonina e il SAD. I livelli di serotonina, chiamato umore della felicità e responsabile della stabilità dell’umore, sono sempre collegati agli episodi depressivi. Il problema sembrerebbe manifestarsi a livello della SERT, la proteina che trasporta la serotonina all’interno delle cellule nervose.
Gli studi dimostrano che nei pazienti affetti da disturbo affettivo stagionale i livelli di SERT aumentano con il diminuire delle ore di luce. Una maggiore attività di SERT diminuisce l’effetto della serotonina, determinando l’esordio depressivo.
Durante l’estate, la luce solare generalmente mantiene i livelli di SERT bassi in modo naturale. Quando la luce solare diminuisce in autunno, vi è una corrispondente riduzione dell’attività della serotonina.
Alcuni studi, invece, rimandano le radici di questo disturbo alla sovrapproduzione di melatonina ai danni della serotonina da parte della ghiandola pineale, determinando il letargismo. Questo scambio produttivo avverrebbe soprattutto con il diminuire delle ore di luce.
Il disturbo affettivo stagionale va affrontato con un approccio multidisciplinare, che tenga conto della dimensione psicologico-ambientale e di quella neurologica.
Comprendere la ciclicità di questo disturbo è fondamentale, perché consente di preparare per tempo un set favorevole a contrastare gli esordi depressivi peggiori. Strutturare una quotidianità stimolante e gratificante, fatta di attività piacevoli, può aiutare il soggetto a evitare i decorsi peggiori del disturbo.
La dimensione neurologica del SAD, invece, va affrontata attraverso trattamenti professionali definiti su misura delle esigenze cliniche del soggetto. La TMS (stimolazione magnetica transcranica) è una terapia altamente innovativa e non invasiva che ha dimostrato, in più di un decennio di pratica clinica internazionale, risultati estremamente positivi nel trattamento delle forme depressive.
SERGIO  DEMURU