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Cardiopatie congenite, al Policlinico 600 piccoli in cura.

Le cardiopatie congenite sono le malformazioni neonatali più comuni e si verificano in quasi l’1% dei nati, rappresentano la principale causa di mortalità infantile. L’ambulatorio di Cardiologia perinatale e pediatrica, della Terapia intensiva neonatale del Policlinico Duilio Casula, è in prima linea nella cura del cuore dei più piccoli. “Qui seguiamo circa 600 pazienti che presentano cardiopatie di varia entità – spiega la dottoressa Paola Neroni, pediatra cardiologa – a partire dalle forme più complesse, come il cuore sinistro ipoplastico, sino alle più semplici come la pervietà del dotto arterioso di Botallo. A questo numero appartengono anche i bambini aritmici in trattamento farmacologico. Nel totale all’anno effettuiamo circa 6mila prestazioni cardiologiche neonatali, pediatriche e fetali”. 
    In occasione della Giornata mondiale delle cardiopatie congenite l’ambulatorio si arricchisce di un nuovo strumento di alta precisione per monitorare il cuore dei piccolissimi, donato dall’associazione Onlus I Quattro Cuori. Si tratta dell’Holter ECG a 3 derivazioni, spiega la pediatra cardiologa, “che sarà utile per seguire i piccoli pazienti anche dal punto di vista ritmico e si aggiunge all’Holter ECG a 12 derivazioni già in dotazione”. 
    L’elettrocardiogramma dinamico secondo Holter, dice ancora la specialista del Policlinico, “consiste nella registrazione continua dell’attività elettrica del cuore mediante un piccolo dispositivo portatile. In ambito pediatrico si utilizza per individuare anomalie aritmiche come le extrasistoli che presentandosi in modo intermittente possono non essere identificate con un semplice ECG che dura solo pochi minuti”. 
    L’ambulatorio di Cardiologia perinatale e pediatrica del Policlinico Duilio Casula si dedica allo screening e alla diagnosi delle cardiopatie congenite in utero e al trattamento di tachi e bradi aritmie fetali, grazie alla stretta collaborazione con la Ginecologia e Ostetricia, le Emergenze e Urgenze Ostetriche e il Centro integrato di procreazione medicalmente assistita e diagnostica ostetrico-ginecologica dell’Aou di Cagliari. In ambito pediatrico al Duilio Casula vengono eseguite visite cardiologiche, ECG, ECG secondo Holter, ecocardiografia transtoracica a riposo. Queste indagini vengono effettuate su neonati, bambini e adolescenti sia di provenienza esterna (tramite CUP) sia ricoverati in vari reparti e punti nascita del Policlinico e del sud Sardegna. 
SERGIO  DEMURU
   

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Mania di persecuzione: che cos’è e come trattarla.

Questo disturbo psicologico è caratterizzato dalla falsa credenza di essere costantemente minacciato, perseguitato o vittima di un complotto
La mania di persecuzione è una condizione psicopatologica caratterizzata dalla falsa credenza, da parte di chi ne soffre, di essere costantemente minacciato da non meglio identificati agenti esterni.
Le persone che soffrono di manie di persecuzione non sono in grado di distinguere ciò che è reale da ciò che, invece, è frutto del loro delirio.
È indispensabile cercare di capire in che cosa consiste esattamente il delirio di persecuzione, quali sono le principali manifestazioni di questo disturbo, le possibili cause e come aiutare una persona che soffre di manie di persecuzione. Le persone che soffrono di manie di persecuzione non riescono più a distinguere la realtà dalle false credenze che si sono costruite. Tra le principali paranoie che possono emergere ci sono la paura di essere le vittime di un complotto, la sensazione di essere costantemente spiati o di essere seguiti. In tutti i casi, queste paranoie non sono supportate, evidentemente, da alcuna motivazione reale. Perché si possa parlare effettivamente di mania di persecuzione, queste false credenze devono persistere per un periodo di tempo di almeno un mese. Le manie di persecuzione, inoltre, si possono distinguere in primarie e secondarie. Nel primo caso, si tratta di deliri non associati ad altre psicopatologie, mentre nel secondo sono la conseguenza di altri disturbi dell’umore o stati allucinatori. Nella maggior parte dei casi, i deliri persecutori sono il frutto dell’esasperazione di esperienze reali o emozioni. Un certo sguardo da parte di una persona estranea, ad esempio, può essere mal interpretato e percepito come pericoloso o minaccioso. Tra le manifestazioni tipiche della mania di persecuzione ci sono:
1) deliri
2) ossessioni
3) irritabilità e rabbia
4) sentimenti di ostilità
5) ansia
Questa condizione psicologica può accompagnarsi a veri e propri stati depressivi. Nei casi più gravi, il paziente può avere anche le allucinazioni, ossia una percezione assolutamente distorta della realtà e non corrispondente al vero. Bisogna comunque sottolineare che sintomi come gli episodi allucinatori sono piuttosto rari nei pazienti che soffrono di disturbi deliranti.
Sintomi molto simili a quelli citati possono comparire anche in seguito all’assunzione di sostanze stupefacenti, in particolare metanfetamine, responsabili dell’insorgere sia di allucinazione sia di deliri.
Le cause esatte che innescano le manie di persecuzione, ad oggi, non sono ancora del tutto note. Sono state, però, sviluppate delle ipotesi in merito ai fattori che potrebbero favorire l’insorgenza di disturbi deliranti.
Si tratta, perlopiù, di fattori biologici e sociali. Tra i primi, secondo la comunità scientifica, la predisposizione genetica e, quindi, la componente ereditaria avrebbero un ruolo piuttosto significativo.
In alcune circostanze, invece, i deliri persecutori sarebbero sintomi collaterali di altre patologie mentali o neurologiche. Ad esempio, disturbi di questo tipo possono presentarsi nei pazienti affetti da demenza, morbo di Alzheimer o che soffrono di crisi epilettiche. Anche i soggetti schizofrenici possono accusare manie persecutorie.
Come già anticipato, l’uso di sostanze stupefacenti può avere tra le sue conseguenze deliri persecutori.
Ci sono, poi, fattori di rischio che aumentano le probabilità di sviluppare disturbi di questo tipo. Ad esempio, le persone che già normalmente sono predisposte a stati d’ansia, agitazione o che tendono ad una eccessiva analisi introspettiva. Chi dà un peso smisurato alle critiche e al giudizio altrui, le persone con una bassa autostima o i pazienti che già soffrono di stati d’ansia o sindromi depressive.
Come comportarsi con chi soffre di manie di persecuzione?
Avere a che fare con persone che soffrono di manie persecutorie richiede un’enorme dose di pazienza e disponibilità. Empatizzare con il paziente e stargli vicino, soprattutto nei momenti in cui i sintomi sono manifesti, è fondamentale. Allo stesso tempo, però, è necessario evitare di assecondare le loro false credenze per cercare di non consolidarle e peggiorare ulteriormente il disturbo.
Una soluzione possibile è quella di provare a smontare con le argomentazioni i deliri della persona, adducendo dati oggettivi e aspetti concreti della realtà.
La persona che soffre di deliri persecutori va incoraggiata ad essere seguita da uno specialista, perché possa essere supportata nel quotidiano e in modo tale che il disturbo non si consolidi nel tempo, risultando sempre più difficile da risolvere.
Per aiutare chi soffre di manie di persecuzione esistono 3 diverse strategie:
1) psicoterapia
2) terapia farmacologica
3) rilassamento e mindfulness.
Ognuna di queste strategie può avere un buon effetto singolarmente, ma come spesso accade, è l’integrazione di varie tipologie di trattamento ad avere un effetto superiore alle singole tecniche.
Percorsi psicoterapeutici personalizzati sono sicuramente tra le strategie di intervento migliori per risolvere questa psicopatologie e lavorare sulle possibili cause che l’hanno innescata. L’obiettivo è quello di far aprire il paziente, conquistando la sua fiducia e, di conseguenza, riuscendo a non farlo più sentire minacciato.
Durante la psicoterapia, al paziente vengono insegnate tecniche e strategie per tenere sotto controllo la rabbia e i sentimenti di ostilità.
Visto che questo disturbo coinvolge non solo il paziente, ma anche le persone che lo circondano e devono avere a che fare con lui nel quotidiano, può essere importante affrontare percorsi di psico-educazione rivolti anche ai familiari.
L’obiettivo è fornire a tutti gli strumenti necessari e insegnare le strategie più funzionali per gestire il rapporto con la persona affetta da deliri persecutori.
In alcuni casi, potrebbe essere indicato abbinare ai percorsi psicoterapeutici anche trattamenti di tipo farmacologico. Sono indicati, in particolare, in presenza di sindromi depressive associate e deliri persecutori. Tra i farmaci solitamente utilizzati, oltre agli antidepressivi, ci sono anche gli ansiolitici.
Oltre ai percorsi psicoterapeutici e alle terapie a base farmacologica, esistono anche rimedi naturali che si stanno dimostrando efficaci nel trattamento di diversi disturbi psicologici.
Si tratta, ad esempio, della meditazione e, in generale, delle tecniche di rilassamento, che si rivelano propedeutici a placare gli stati d’ansia e le principali manifestazioni associate alle manie persecutorie.
Tra i rimedi naturali, infine, ci sono anche bevande e infusi a base di prodotti in grado di conferire un generale senso di benessere e calma, quali la valeriana o la melissa e, di conseguenza, a ridurre l’intensità della sintomatologia.
SERGIO  DEMURU

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Il Disturbo Affettivo Stagionale è inserito all’interno del DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) ed è definito come un disturbo depressivo maggiore ricorrente con andamento stagionale.

Definito da Norman E. Rosenthal nel 1984 il Disturbo Affettivo Stagionale è inserito all’interno del DSM (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) ed è definito come un disturbo depressivo maggiore ricorrente con andamento stagionale.
È caratterizzato da un “pattern” di esordio e remissione di episodi depressivi maggiori in periodi specifici dell’anno, rimanendo invece completamente silente al di fuori della stagione. Ha un ciclo di almeno due anni. Affinché il disturbo venga diagnosticato, gli episodi depressivi stagionali devono superare numericamente in modo sostanziale gli episodi depressivi non stagionali che possono essersi verificati durante l’arco di vita dell’individuo. Gli esordi depressivi, inoltre, devono essere slegati da fattori esterni che possano giustificarli.
Il disturbo affettivo stagionale colpisce soprattutto tra autunno e inverno. La sintomatologia depressiva ha inizio durante la stagione autunnale, raggiunge il massimo dell’intensità durante la stagione invernale e si risolve, parzialmente o totalmente, all’inizio della stagione primaverile.
Esiste anche una “forma estiva” del disturbo affettivo stagionale seppur più rara: gli episodi depressivi si presentano all’inizio della stagione primaverile, raggiungono il culmine nel periodo estivo e si risolvono all’inizio della stagione autunnale.
Colpisce soprattutto le persone tra i 18 e i 30 anni, e maggiormente all’aumentare della latitudine, dove la stagione si fa più rigida.
Il SAD è riconoscibile non solo per la sua stagionalità, ma anche perché presenta sintomi differenti dalla depressione endogena, cioè quella più comune.
In particolare, nel disturbo affettivo stagionale sono presenti ipersonnia, iperfagia e aumento di peso.
La forma invernale, inoltre, presenta soprattutto umore triste e astenia, suscettibilità, letargia.
Il SAD può variare per gravità dei sintomi, da una forma più leggera o subsindromica (S-SAD) a forme più invalidanti con compromissione del funzionamento. Possono essere presenti anche pensieri suicidi.
Come per ogni forma di depressione, le cause sono da ricondursi in parte a fattori sociali e ambientali ma, soprattutto, a fattori neurologici.
Recenti studi hanno evidenziato una correlazione tra i livelli di serotonina e il SAD. I livelli di serotonina, chiamato umore della felicità e responsabile della stabilità dell’umore, sono sempre collegati agli episodi depressivi. Il problema sembrerebbe manifestarsi a livello della SERT, la proteina che trasporta la serotonina all’interno delle cellule nervose.
Gli studi dimostrano che nei pazienti affetti da disturbo affettivo stagionale i livelli di SERT aumentano con il diminuire delle ore di luce. Una maggiore attività di SERT diminuisce l’effetto della serotonina, determinando l’esordio depressivo.
Durante l’estate, la luce solare generalmente mantiene i livelli di SERT bassi in modo naturale. Quando la luce solare diminuisce in autunno, vi è una corrispondente riduzione dell’attività della serotonina.
Alcuni studi, invece, rimandano le radici di questo disturbo alla sovrapproduzione di melatonina ai danni della serotonina da parte della ghiandola pineale, determinando il letargismo. Questo scambio produttivo avverrebbe soprattutto con il diminuire delle ore di luce.
Il disturbo affettivo stagionale va affrontato con un approccio multidisciplinare, che tenga conto della dimensione psicologico-ambientale e di quella neurologica.
Comprendere la ciclicità di questo disturbo è fondamentale, perché consente di preparare per tempo un set favorevole a contrastare gli esordi depressivi peggiori. Strutturare una quotidianità stimolante e gratificante, fatta di attività piacevoli, può aiutare il soggetto a evitare i decorsi peggiori del disturbo.
La dimensione neurologica del SAD, invece, va affrontata attraverso trattamenti professionali definiti su misura delle esigenze cliniche del soggetto. La TMS (stimolazione magnetica transcranica) è una terapia altamente innovativa e non invasiva che ha dimostrato, in più di un decennio di pratica clinica internazionale, risultati estremamente positivi nel trattamento delle forme depressive.
SERGIO  DEMURU

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Salute 2.0

La postura durante lo studio o il lavoro non è da sottovalutare per evitare scompensi nella crescita.

Uno degli aspetti più sottovalutati durante lo studio o durante il lavoro alla scrivania è quello relativo alla postura che si adotta.
La maggior parte delle persone impegnate alla scrivania (bambini, adolescenti o adulti che siano) non si rende conto delle posizioni che assume durante lo studio o durante il lavoro e di quanto queste possano influenzare enormemente il livello di concentrazione, di stanchezza e di salute neuromuscolare e scheletrica. Infatti, una scorretta postura perpetuata nel tempo, determina rigidità e dolori muscolari (lombalgia, dolore cervicale, cefalea di tipo tensivo), vertigini, disturbi della vista, respirazione meno profonda, rallentamento della digestione ed altre alterazioni delle funzionalità organiche. Inoltre, ogni tipo di postura trasmette al cervello un segnale specifico correlato all’atteggiamento con cui si approccia allo studio o al lavoro.
Ad esempio, studiare o leggere appoggiando la mano alla testa, trasmette al cervello, inconsciamente, che l’argomento è molto complesso e di difficile assimilazione;
leggere o studiare con la schiena piegata in avanti e con gli occhi molto vicini al testo, aumenta il livello di stanchezza percepita;
studiare o leggere inclinato da un lato, con braccio e mano che sorreggono la testa, amplifica la sensazione di noia e poco interesse riguardo al tema che si sta affrontando.
Al contrario, una posizione idonea rispetto all’attività che si deve svolgere, tutela sia la salute fisica, sia la salute psichica, poiché dispone la mente al pensiero costruttivo, favorisce la concentrazione ed esalta le capacità del nostro cervello; si innescherà cosi un circolo virtuoso: supportati dall’atteggiamento psico-fisico corretto, saremo più produttivi e misureremo risultati migliori in minor tempo, ciò a sua volta conferirà ulteriore energia positiva al corpo ed alla mente.
ECCO ALLORA ALCUNI SEMPLICI ED UTILI SUGGERIMENTI PER APPROCCIARE AL MEGLIO LO STUDIO ALLA SCRIVANIA ed IL LAVORO AL COMPUTER
STUDIO ALLA SCRIVANIA
postura a scuola:
porre attenzione all’altezza del piano di appoggio e della sedia rispetto ad esso;
la scrivania o il tavolo di lavoro deve consentire un comodo appoggio degli avanbracci;
la sedia dovrebbe essere posizionata in modo che i piedi poggino perfettamente sul pavimento e le ginocchia siano allineate con i fianchi, o leggermente al di sotto; Se la sedia è troppo bassa si rischia di sforzare il collo, mentre se è troppo alta a lungo andare le spalle si stancano;
per chi abbia necessità, utilizzare un poggiapiedi sotto la scrivania;
una volta seduti, mantenere la schiena dritta in modo da formare con il bacino un angolo retto; è bene esercitarsi ad estendere la colonna vertebrale;
tenere la schiena sempre ben appoggiata allo schienale, aiutatevi avvicinando la sedia alla scrivania;
le spalle debbono essere rilassate, la testa bene al centro, evitando di incassarla;
se si studia su un libro, è preferibile sollevare leggermente il testo dal lato alto, idealmente utilizzando un leggio regolabile;
per leggere o per scrivere il busto va inclinato leggermente in avanti, a livello delle anche, anche appoggiando gli avanbracci alla scrivania.

LAVORO AL COMPUTER
postura a lavoro:
lo schermo del pc deve trovarsi all’altezza degli occhi; la distanza giusta tra il monitor e la persona è di circa 70 centimetri, ovvero la lunghezza di un braccio; assicurarsi di vedere comodamente lo schermo senza allungare, piegare o affaticare il collo e gli occhi;
posizionare lo schermo perfettamente centrato davanti a sé, sopra la tastiera;
anche in questo caso, porre attenzione all’altezza del piano di appoggio e della sedia rispetto ad esso (come sopra);
tenere le cosce ben appoggiate al sedile;
tenere le ginocchia piegate a 90°;
poggiare in modo adeguato la colonna allo schienale;
tenere le braccia lungo i fianchi;
mantenere spalle e collo rilassati.
E’ importante tenere conto che spesso si sta seduti a studiare o a lavorare anche per 2 o 3 ore consecutivamente, per cui la posizione che si assume fa veramente la differenza.
E’ importante concedersi delle pause durante la giornata di lavoro, in modo da rilasciare la tensione dei muscoli; camminare per un paio di minuti, fare allungamenti o altra attività motoria che interrompa la posizione da seduto perpetrata ne tempo, fa bene.
Attenzione allo sforzo oculare: l’affaticamento oculare induce a piegarsi in avanti e avvicinarsi al monitor; per evitare il problema è molto utile guardare lontano dallo schermo per qualche secondo almeno una volta ogni 30 minuti circa; inoltre, per ridurre l’affaticamento oculare, esistono occhiali con lenti in grado di filtrare le luci blu (occhiali da computer).
Se la luce del sole provoca un riflesso sullo schermo del computer, chiudere le tende o cambiare posizione.
E’ importante idratarsi spesso nel corso della giornata: bere acqua previene il disagio fisico che induce ad abbandonare la postura corretta.
Se si teme di avere un problema legato alla postura, è bene consultare l’ortopedico e prenotare una visita medica: dopo un’anamnesi approfondita, in cui viene delineato un quadro generale dello stato di salute e degli eventuali sintomi manifestati, lo specialista verifica la presenza di eventuali alterazioni delle curve fisiologiche e identifica le eventuali anomalie nella distribuzione dei carichi e nell’equilibrio. Al termine della visita, lo specialista prescriverà tutte le soluzioni personalizzate per la risoluzione del caso specifico e per prevenire aggravamenti.
Infine è fondamentale tenere presente che, inizialmente, sedersi adottando la postura ergonomica può sembrare scomodo o innaturale, ma facendolo regolarmente diventerà istintivo e nel tempo si assumerà abitualmente la postura perfetta.

SERGIO   DEMURU

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Esercizio fisico e alimentazione sana e moderata si mostrano efficaci nel rimandare o rendere improbabile l’appuntamento con il diabete.

Guarire il diabete, oggi, non è possibile. Al massimo si riesce a mantenere la glicemia dentro valori più vicini possibili alla norma, cercando così di evitare danni ai reni, alla retina, ai nervi, ai piedi e soprattutto al cuore. I risultati sono spesso buoni (e diabetici e diabetologi devono impegnarsi al masssimo), ma non sempre ’perfetti’. In compenso è possibile, ed è anche relativamente facile, prevenire il diabete. Ed in modo particolare il diabete di tipo 2 quello più frequente che si sviluppa generalmente nella persona matura e anziana.
Esistono due ‘farmaci’ privi di effetti collaterali negativi che si chiamano esercizio fisico e alimentazione sana e moderata e si mostrano efficaci nel rimandare o rendere improbabile l’appuntamento con il diabete. Parlare di ‘farmaco’ non è un modo di dire. Il ruolo dell’esercizio fisico, di una modesta riduzione nelle calorie e della scelta di cibi più sani è stato valutato da studi scientifici identici a quelli che si usano per testare la validità e l’efficacia dei farmaci.
Da tempo si era notato che le persone che fanno esercizio fisico e che riescono a mantenere il peso nella norma corrono un rischio molto minore di sviluppare il diabete. Ma questi studi ‘epidemiologici’ non bastano a dare la certezza. Il criterio scientifico più rigoroso vuole degli studi di intervento, dei trial randomizzati e controllati. E questi sono stati fatti, recentemente e con fatica, perché è molto più facile controllare l’assunzione e gli effetti di un farmaco, che l’adesione a uno ‘stile di vita’ e i risultati a cui porta.
Il Diabetes Prevention Program e il Finnish Diabetes Prevention Study, hanno mostrato che una restrizione calorica anche modesta e soprattutto l’abbandono della sedentarietà permettono di ridurre del 58-60% il rischio di sviluppare il diabete in persone per così dire ‘predestinate’ a svilupparlo. Pochi farmaci possono vantare questo livello di successo. Questi due studi hanno reclutato ampi gruppi di persone di età compresa fra i 30 e i 60 anni con un alto rischio di sviluppare il diabete, vale a dire persone che avevano qualche difficoltà a mantenere la glicemia a norma nelle ore (o nei minuti) seguenti all’assunzione di carboidrati. Qualcuno di loro aveva anche diversi parenti con diabete, praticamente tutti erano sovrappeso o obesi. Come in tutti gli studi, per poter misurare i risultati in tempi ragionevoli, si sono scelte persone con una probabilità molto elevata di diventare diabetiche. A un gruppo di persone scelte a caso è stato genericamente consigliato di dimagrire e di fare più esercizio fisico, a un altro gruppo invece la restrizione calorica e l’esercizio fisico sono stati prescritti in modo preciso, con interventi di educazione, programmi di allenamento e fitness, e con un certo grado di controllo sulla loro esecuzione.
Il risultato, come detto, è andato oltre ogni aspettativa. Noi sappiamo che nella stragrande maggioranza dei casi le persone con ridotta tolleranza ai carboidrati vanno incontro a un vero diabete in mancanza di interventi. Nel gruppo che si è impegnato a moderare il cibo e fare esercizio fisico questi casi sono stati la minoranza; nel gruppo che invece ha ricevuto un generico consiglio i risultati sono stati, come potete immaginare, molto blandi. È interessante notare che nessun farmaco è risultato efficace come l’esercizio fisico e la alimentazione corretta nel garantire la prevenzione del diabete. Né la ‘vecchia’ metformina né i ‘moderni’ glitazoni.
Come sono riuscite queste persone a ‘sfangarsela’ ed evitare un appuntamento molto probabile con il diabete? Semplicemente con un po’ di costanza. L’esercizio fisico da loro effettuato era costante (diverse ore alla settimana) ma non strenuo e spesso si limitava alla classica camminata. Quanto alla ‘dieta’, la raccomandazione da fare a chi vuole prevenire il diabete è molto semplice: mangiare meno calorie in modo da perdere peso, mangiare meno grassi saturi (i grassi di origine animale, burro, lardo, formaggi), mangiare più fibre e meno cibi che facciano salire rapidamente la glicemia dopo i pasti (che non sempre sono gli zuccheri semplici).
L’esercizio fisico abbassa la pressione, aumenta il colesterolo HDL, riduce i trigliceridi, favorisce la ridistribuzione del grasso corporeo. Quello che l’esercizio fisico da solo non riesce a fare, a meno che non si tratti di sforzi davvero strenui, è far dimagrire. Occorre quindi mangiare un po’ meno di tutto (tranne che di fibre) e ricordare le nostre tradizioni di “dieta mediterranea”; forse per noi prevenire il diabete è più facile che per chi vive ad altre latitudini. In compenso basta poco. Le persone che avevano perso 5-6 chili hanno ottenuto buoni risultati di prevenzione. Questi risultati sono stati rilevati sia nella popolazione statunitense, multietnica, sia in quella finlandese studiata dal Finnish Diabetes Prevention Study.
Questo significa che le persone che hanno seguito seriamente le raccomandazioni dei medici hanno anche ridotto in modo importante il loro rischio cardiovascolare. La parola chiave qui è ‘seriamente’. Bisogna fare seriamente cose divertenti quali sono muoversi e mangiare in modo sano, variato e moderato. Gli studi scientifici hanno ottenuto risultati laddove sono stati organizzati interventi di educazione all’alimentazione e all’esercizio molto ben strutturati, con personale dedicato e assistenza continuativa ai pazienti.
In attesa che il sistema sociale e sanitario trattino l’educazione alimentare e sportiva come un intervento sulla salute a tutti gli effetti, tocca a voi, anzi a noi, trovare la motivazione necessaria.
SERGIO  DEMURU

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Postura scorretta nei giovani: come intervenire a casa e a scuola?

Riconoscere atteggiamenti non corretti come zaini troppo pesanti e posture errate è importante in quanto possono creare problemi alla schiena dei bambini e dei giovani. Secondo uno studio, cattive abitudini alimentari e di stile di vita stanno portando ad un incremento di problematiche che influiscono sulla salute dei pazienti di questa fascia di età, tra cui sullo sviluppo armonico dell’apparato muscolo-scheletrico. La crescita correttamente simmetrica della colonna vertebrale si compie durante il periodo dello sviluppo del bambino. In particolare, negli anni delle scuole, vi è la più importante crescita del corpo e lo sviluppo inadeguato dei muscoli che sostengono la colonna vertebrale potrebbe portare dolore e lo sviluppo della “gobba”, cioè l’atteggiamento curvo del dorso.
Tutte le concause dolorose, se non trattate correttamente, possono trasformarsi in vere e proprie patologie della colonna vertebrale.
Le alterazioni della colonna vertebrale sono un rischio a cui ogni bambino in crescita può andare incontro a causa di molteplici fattori:
1) atteggiamenti posturali errati o dovuti ad asimmetria degli arti inferiori
2) fattori congeniti o causati da altre patologie
3) predisposizione genetica multifattoriale (come nelle deformità cosiddette “idiopatiche”)
È importante individuarle e prevenirle senza sottovalutarle, consentendo la messa in atto del più corretto trattamento.
I fattori al quale il giovane è esposto, sono stati presi in considerazione anche da numerose scuole, le quali hanno attivato delle iniziative per incentivare la corretta educazione alla Salute, la promozione di corretti stili di vita, una sana alimentazione e una buona attività fisica.
Una maggiore sensibilità verso questi temi rendono la scuola e la famiglia più attenti e di conseguenza il bambino viene incentivato verso un atteggiamento positivo che lo renderà più attivo, con una muscolatura sana e forte, che previene atteggiamenti (anche posturali) non corretti.
Alcuni consigli utili alla famiglia:
1) Incoraggiare i bambini ad avere sempre una corretta postura
Scrivania e sedia devono avere un’altezza proporzionata al fisico in modo che la schiena sia dritta
2) Lo sport è fondamentale per il bambino
3) Il peso dello zaino non dovrebbe superare il 10-15% del peso corporeo dell’alunno. Deve essere indossato correttamente, con bretelle ampie e imbottite, lo schienale rinforzato e una cintura addominale; se possibile preferire i trolley
4) Aiutare il bambino a selezionare il giusto corredo giornaliero, cioè quello essenziale
Il compito poi del Fisiatra è fondamentale ed è quello di monitorare lo sviluppo armonico della colonna riconoscendo precocemente i primi segni di atteggiamenti posturali deviati (paramorfismi) che, senza gli specifici provvedimenti, possono portare a vere e proprie alterazioni più importanti come la scoliosi o l’ipercifosi.
Dopo la valutazione clinica prescrive un eventuale trattamento basato sull’opportuno esercizio fisico e/o sul plantare personalizzato con l’intento di evitare o allontanare nel tempo trattamenti più invasivi.
Infine fornisce le indicazioni utili alla scelta dello sport più adatto alle caratteristiche muscolo-scheletriche personali del bambino o adolescente. Solamente in casi selezionati richiede approfondimenti radiologici come la radiografia della colonna vertebrale.
Nella maggior parte dei casi, i vizi di portamento dovuti ad atteggiamenti posturali errati che il giovane assume, sono facilmente e completamente correggibili e nulla hanno a che vedere con disturbi più seri. In genere si tratta di atteggiamenti “viziati” dovuti alla mancanza di adeguata attività fisica e a posizioni scorrette mantenute a lungo per esempio quando si sta seduti in aula o a casa.
In ogni caso, la valutazione risulta particolarmente importante durante l’età della crescita, in genere dalla quinta elementare alla prima media.
È opportuno intervenire in modo mirato, prima che si rendano effettive atteggiamenti non ottimali o vere e proprie deformazioni vertebrali.

SERGIO   DEMURU