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La prevenzione contro le dipendenze dai 4 ai 13 anni. Il professor Galimberti conferma

La prevenzione contro le dipendenze si instilla già dai 4 ai 13 anni. Studiato un metodo che mette in primo piano l’esaltazione del piacere e della gioia. Eccellenti i risultati raggiunti?«Insegniamo a godere del piacere senza tormento» e «come rinforzante naturale usiamo la gioia». Chi mai non aderirebbe a un programma del genere? La diffidenza in un giovane nasce, semmai, quando sente parlare anche di scuola e di genitori coinvolti. Il progetto infatti mette insieme le classi di elementari, medie e persino l’asilo con un’associazione dal nome “Genitori attenti” e con gli psichiatri dell’Università di Padova specializzati nel trattamento delle dipendenze. Per l’alcol, la medicina ha acquisito una nuova sostanza anti-alcolismo, il Campral o acamprosato ed è “cosa preziosa, molto utile. Però per le dipendenze il farmaco da solo non è la soluzione” sostiene il professor Luigi Gallimberti, che è l’ordinario di psichiatria delle tossicodipendenze, dunque un “medico delle pastiglie” e non uno psicologo. Parla, poi, di questionari e di allenamento psicologico, però tira in ballo le neuroscienze, e precisi meccanismi cerebrali come sostrato. Anzi, nel caso dei bambini delle elementari (ultime classi) farà “giocare con le neuroscienze”, pare con gran divertimento degli scolari, ma allo scopo di incidere durevolmente sui loro neuroni. Non sarà troppo presto, come età, per questioni che riguardano il fumo, l’alcol, le doghe, il gioco d’azzardo, la dipendenza da Internet o da certi siti in particolare, tipo quelli pornografici? «Ma ai ragazzi non parliamo di questo, ai genitori sì. E se siamo scesi ai 10 anni di età con i nostri programmi di formazione per la prevenzione, contiamo di abbassarci ai 4 anni», dice Gallimberti. I nomi sono già a prova d’età: “Cappuccetto Rosso” e “Pinocchio” fino a “Epicuro per giovani centauri” dedicato ai tredicenni, in attesa del patentino moto. Per spiegare il metodo dell’Università di Padova occorre fare diverse premesse. Una sta nel ricordare il “Marshmallow test”, importante negli studi di psicologia sociale e della personalità, che lo psicologo austriaco Walter Mischel compì negli anni ’60. A bambini di 4 anni offrì delle caramelle marshmallow spiegando che potevano prenderne una subito o aspettare qualche minuto e prenderne due. Dopo 14 anni Mischel constatò che gli ex bambini che si erano comportati impulsivamente erano diventati dei giovani con bassa autostima e un certo livello di frustrazione mentre quelli che da piccoli avevano saputo aspettare erano adulti socialmente più competenti e con maggior successo negli studi. «Ne deriva la constatazione che sopportare la piccola sofferenza insita nel posporre un piacere, allena i “muscoli” della personalità, oltre a procurare, poi, un piacere maggiore», spiega il professor Gallimberti. Del resto, prosegue, piacere e sofferenza sono i due lati della medaglia, inscindibili. «Adamo ed Eva quando scoprono il piacere, il prezzo è di divenire mortali». Ma per non pagare un prezzo così alto, ecco l’altra premessa da ricordare, che riguarda Epicuro. L’Associazione “Genitori attenti” ha esordito da un po’ di tempo a questa parte su Internet con un sito dedicato. “E’ ai genitori, ha detto lopsichiatra padovano-che insegniamo a sottoporre i propri figli ad una “palestra psichica” allenandoli a spostare in avanti il premio e a darlo sempre e solo quando l’abbiano guadagnato con un lavoro. “Invece oggi i genitori danno e danno sempre di più, altro che una o due caramelle – continua il professore – danno l’intero pacchetto con la raccomandazione di fare da bravo”. Dopo le marshmallow danno la bici, poi la moto, a seguire la macchina. “In questo modo fregano i loro figli. Non gli fanno crescere i muscoli per il piacere ed ecco che i ragazzi non godono a fondo di quanto ricevono perché non c’è stata prima la ‘sofferenza’ del desiderio e la gratificazione poi del premio per un impegno assolto. Annoiati, incapaci di godere senza i rinforzanti naturali, vanno a cercare rinforzanti non naturali, stimolazioni più forti, come sono appunto droghe, alcol, il gioco. Sono i mezzi bollati da Epicuro, che poi danno tormento”. Tutta l’evoluzione poggia su questi principi. Da milioni di anni la gratificazione è servita a orientare i comportamenti che vanno selezionati per salvare l’individuo e la specie. “Vince” la possibilità più piacevole, più premiante. “Certe specie si sarebbero già estinte se la natura si comportasse come tanti genitori di oggi.-ironizza Luigi Gallimberti-Il piacere nasce già nei protozooi, prima delle cellule, perché vi sono molecole simili alla morfina che aiutano a sopportare la ‘sofferenza’, il distress necessario per lo sviluppo della vita nel pianeta”. L’affascinante viaggio indietro nel tempo atterra, nel nostro cervello, tra amigdala e ippocampo. “La prima, colma di dopamina, neurotrasmettitore che trasmette il piacere, viene attivata per un fatto emotivo e agisce sull’ippocampo, che è la sede della memoria a lungo termine, fissando lì il ricordo. E’ questo il meccanismo che sollecitiamo con i bambini e ragazzi dei nostri corsi: suscitando emozioni abbastanza intense tendiamo alla interiorizzazione dei ricordi”. Quali emozioni? Gli aspiranti motociclisti, per esempio, con un gioco di simulazione sul computer devono guidare una moto cercando di tenere la strada. Da sobri ci riescono, ma se la simulazione finge che il guidatore abbia bevuto 2-3 bicchieri di birra il ragazzo constata che anziché frenare in 13 metri, ce ne mette ben 26 (l’alcol rallenta i riflessi) mentre se la finzione riguarda il consumo di uno spinello non sa più calcolare la distanza. “Ci impegniamo su 1.000-2.000 alunni alla volta così da poter avere una rappresentatività statistica.-continua il professor Gallimberti-Alla fine, nel paragone con i gruppi di controllo non sottoposti a esperimento, abbiamo visto nel gruppo trattato: 1) una riduzione significativa del primo uso di sigarette, spinelli e, poi, di alcolici; 2) l’attrazione per l’uso di sostanze non ancora provata è scesa da un valore iniziale di 8 a 4. Questi risultati li abbiamo ottenuti attivando appunto l’amigdala e l’ippocampo con informazioni-emozioni”. Il fatto è che il nostro cervello è “in costruzione” fino ai 25 anni, per questo è tanto importante prevenire il precoce ricorso a sostanze eccitanti, in quanto creano danni permanenti. «Se metto una droga in circuiti cerebrali non ancora formati è come dare una scossa elettrica che fa saltare i collegamenti tra i neuroni e incide sulla mielina che li sta avvolgendo. Diverso l’impatto se una persona esordisce con la droga da adulto. Anche se le dipendenze da alcol e sostanze restano e sono sempre più chiaramente malattie neurologiche”.

SERGIO DEMURU