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Rassegna stampa

La Nuova Sardegna – 24/02/2024

Socialità e sport contro le dipendenze.
Sennori: incontro nelle scuole dedicato alle antiche e nuove “schiavitu”
Articolo pubblicato su la Nuova Sardegna del 24/02/2024.

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Dipendenza Affettiva e analogie con la tossicodipendenza

Innamoramento e la tossicodipendenza hanno molte analogie; sia gli innamorati che i tossicodipendenti sperimentano:
a) Intensa euforia quando vedono il partner, simile all’euforia che caratterizza l’uso di una droga
b) Craving (che è un desiderio spasmodico e irrefrenabile) per il partner o per la droga
c) Tendenza a ricercare sempre più la vicinanza con il partner (fenomeno simile alla tolleranza un meccanismo che spinge i tossicodipendenti ad aumentare progressivamente la quantità di droga assunta abitualmente per ottenere l’effetto desiderato)
d) Quando una relazione finisce le persone innamorate hanno dei sintomi d’astinenza che sono simili a quelli che si riscontrano nella sindrome d’astinenza dei tossicodipendenti (depressione, ansia, insonnia o ipersonnia, irritabilità, perdita dell’appetito o abbuffate) che, esattamente come avviene nella tossicodipendenza, portano alla ricaduta; ad es. nella Dipendenza Affettiva avere una ricaduta vuol dire cercare nuovamente il partner nonostante sia stato infedele, violento ecc.
Le analogie tra innamoramento e tossicodipendenza sono confermate anche dagli studi di neuroimaging (che visualizzano l’attività cerebrale in vivo). Questi studi dimostrano che l’ innamoramento attiva alcune regioni cerebrali della via mesolimbica che è ricca di dopamina (una sostanza che viene liberata nel nostro cervello ogni volta che facciamo qualcosa di piacevole come per es. mangiare, fare sesso, accudire la prole ecc.). Il piacere che proviamo serve a motivarci a ripetere questi comportamenti e quindi a garantire la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Come dimostrano numerose prove empiriche queste stesse regioni vengono attivate sia nella dipendenza da sostanze nelle dipendenze comportamentali come lo shopping compulsivo. Esattamente come avviene nella dipendenza da sostanze, anche nella Dipendenza Affettiva con il passare del tempo tutto inesorabilmente ruota intorno al partner; spesso la persona dipendente si chiude o evita volutamente gli altri nel tentativo di proteggersi dalle critiche o dal temuto abbandono. Solitamente sia gli interessi che gli hobby vengono progressivamente abbandonati e il fulcro dell’esistenza diventa il partner; anche il rendimento lavorativo diminuisce perché la persona ha la mente costantemente occupata dai suoi problemi sentimentali e trascorre molto tempo a rimuginare per cercare di risolverli. Nei casi estremi, per es. anche quando il partner è violento fisicamente, i pazienti dipendenti tendono a giustificarlo, si isolano, mentono o non chiedono aiuto pur di proteggerlo; spesso purtroppo non riescono a lasciarlo anche quando è a rischio la loro incolumità fisica. Generalmente, i pazienti con Dipendenza Affettiva sono consapevoli degli effetti devastanti che il partner ha nella loro vita, ma esattamente come i tossicodipendenti, non riescono ad astenersi dalla relazione.

SERGIO DEMURU

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Dipendenza affettiva e trattamento in psicoterapia

Il trattamento della dipendenza affettiva si struttura sul raggiungimento di obiettivi a breve e lungo termine. Il primo obiettivo, a breve termine, è affrontare e risolvere la sofferenza attuale del paziente in termini di sintomi e disfunzioni comportamentali. Il secondo obiettivo, a lungo termine, consiste nell’affrontare le esperienze precoci di abbandono, di trascuratezza fisica ed emotiva, di maltrattamenti, abusi ecc. che generalmente sono alla base della convinzione di non valere nulla e di non essere degni di essere amati che caratterizzano i pazienti che soffrono di Dipendenza Affettiva. In parallelo, la terapia mira ad aiutare i pazienti ad avere accesso a quello che provano, ai loro desideri e ai loro scopi e a utilizzarli per compiere delle scelte autonome. In questo modo si ripara uno dei nuclei delle personalità dipendenti che è la carenza di agency, ovvero di portare avanti un piano d’azione che nasca all’interno, anche in condizioni di mancante supporto relazionale o di avversità. Grazie a questo lavoro si creano le basi perché i pazienti possano da un lato formare relazioni affettive basate sulla reciprocità in cui sentirsi finalmente amati e accettati, o perché possano mantenere un senso di amabilità e valore personale, accompagnati da un senso di attività anche quando tali relazioni mancano.

SERGIO DEMURU

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Dipendenza affettiva e fattori predisponenti

Stavola e collaboratori (Stavola, Mazzocato, Brambilla, Fiore) hanno svolto una ricerca sui fattori predisponenti la dipendenza affettiva, partendo dall’ipotesi che essa sia collegata alla presenza di fenomeni di dissociazione e di disregolazione emotiva conseguenti ad un trauma infantile e allo stile di attaccamento insicuro. Gli autori, per indagare le correlazioni tra il disturbo e i costrutti presi in esame, hanno sottoposto una serie di questionari self-report a un gruppo sperimentale di 99 individui, reclutati attraverso G.A.D.A. (Gruppi di AutoAiuto Dipendenza Affettiva), e a un gruppo di controllo di 75 persone: il Childhood Trauma Questionnaire – Short Form (Bernstein e Fink, 1998) per il trauma, il Relationship Questionnaire (Bartholomew e Horowitz, 1991) per l’attaccamento, la Dissociative Experience Scale (Carlson e Putnam, 1993) per la dissociazione e la Difficulties Emotion Regulation Scale (Gratz e Roemer, 2004) per la disregolazione emotiva. I risultati hanno permesso di confermare un modello eziopatogenetico della love addiction che individua, quali fattori predisponenti, la presenza di traumi di abuso emotivo e di negligenza emotiva, gli stili di attaccamento preoccupato e timoroso, la presenza di sintomi dissociativi a livello patologico, la difficoltà, clinicamente significativa, nella regolazione delle emozioni.

SERGIO DEMURU

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Cicli interpersonali nella dipendenza affettiva

Chi soffre di Dipendenza Affettiva si sente inadeguato e non degno di amore e vive costantemente con il terrore di essere abbandonato dal partner. La paura dell’abbandono induce al tentativo di controllare l’altro con comportamenti compiacenti di estrema sacrificalità, disponibilità e accudimento, con la speranza di rendere la relazione stabile e duratura. La tendenza stessa a costruire una relazione di non mutualità, ma in cui l’altro e i suoi bisogni siano centrali, induce a lasciare spazio a personalità egocentriche e anaffettive, che finiscono per confermare in chi soffre di dipendenza affettiva la paura di non poter essere degni di amore. infatti la scarsa autostima spinge la persona che soffre di dipendenza affettiva a leggere la scarsa disponibilità dell’altro non come informazione sull’altro (“è un narciso egocentrico”), ma come informazione su di sé (“non mi ama perché io non vado bene”). Il risultato è un aumento della sacrificalità e un continuo colpevolizzarsi per l’andamento insoddisfacente della relazione; l’altro è rincorso esattamente come fanno i giocatori d’azzardo che ”rincorrono la perdita” e non riescono a smettere di giocare. A volte, a causa di un torto subito dal partner, la rabbia può momentaneamente spingere chi soffre di Dipendenza Affettiva a dire basta e a chiudere la relazione, ma inevitabilmente, i sintomi dell’astinenza (depressione e incapacità di provare piacere, ansia, sensazione di vuoto ecc.) spingono a perdonare il partner e a giustificarlo rientrando così nel circolo vizioso di una relazione tossica.

SERGIO DEMURU

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Cicli interpersonali nella dipendenza affettiva

Chi soffre di Dipendenza Affettiva si sente inadeguato e non degno di amore e vive costantemente con il terrore di essere abbandonato dal partner. La paura dell’abbandono induce al tentativo di controllare l’altro con comportamenti compiacenti di estrema sacrificalità, disponibilità e accudimento, con la speranza di rendere la relazione stabile e duratura. La tendenza stessa a costruire una relazione di non mutualità, ma in cui l’altro e i suoi bisogni siano centrali, induce a lasciare spazio a personalità egocentriche e anaffettive, che finiscono per confermare in chi soffre di dipendenza affettiva la paura di non poter essere degni di amore. infatti la scarsa autostima spinge la persona che soffre di dipendenza affettiva a leggere la scarsa disponibilità dell’altro non come informazione sull’altro (“è un narciso egocentrico”), ma come informazione su di sé (“non mi ama perché io non vado bene”). Il risultato è un aumento della sacrificalità e un continuo colpevolizzarsi per l’andamento insoddisfacente della relazione; l’altro è rincorso esattamente come fanno i giocatori d’azzardo che ”rincorrono la perdita” e non riescono a smettere di giocare. A volte, a causa di un torto subito dal partner, la rabbia può momentaneamente spingere chi soffre di Dipendenza Affettiva a dire basta e a chiudere la relazione, ma inevitabilmente, i sintomi dell’astinenza (depressione e incapacità di provare piacere, ansia, sensazione di vuoto ecc.) spingono a perdonare il partner e a giustificarlo rientrando così nel circolo vizioso di una relazione tossica.

SERGIO DEMURU