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Il ruolo della “dopamina” nella regolazione del ritmo “sonno-veglia”.

Confermato il ruolo centrale del neurotrasmettitore “dopamina” nella regolazione del ritmo “sonno-veglia”. Al termine della notte sulla membrana delle cellule ipofisarie compaiono recettori della “dopamina” che si associano con quelli della noradrenalina, facendo diminuire la produzione di melatonina.
Anche la “dopamina” ha un ruolo centrale nella regolazione del ritmo “sonno-veglia”. La scoperta, o quanto meno la conferma di un sospetto che circolava da tempo, è stata fatta da un gruppo di ricercatori del Centro de Investigación en Biomedica Red de Enfermedades Neurodegenerativas (CIBERNED) dell’Università di Barcellona.
E’ noto che, nel definire il ritmo circadiano di “veglia e sonno”, il ruolo centrale spetta all’ipofisi, che si incarica di tradurre i segnali luminosi ricevuti dalla retina in un linguaggio comprensibile a tutto il resto dell’organismo, in primo luogo attraverso la sintesi della melatonina. Questa, prodotta e rilasciata durante la notte, aiuta a modulare l’attività metabolica del corpo durante il sonno.
Nella regolazione della sintesi e del rilascio della melatonina interviene peraltro un altro ormone, la noradrenalina, che esplica i suoi effetti legandosi ai recettori di membrana presenti sulle cellule.
Tuttavia, finora non era chiaro come questo sistema riuscisse a ottenere la capacità di rispondere con grande velocità ai ritmi di produzione e degradazione della melatonina.
I ricercatori hanno scoperto che questi recettori della “dopamina”fanno regolarmente la loro comparsa sulla membrana delle cellule ipofisarie verso la fine della notte, quando si conclude il periodo di oscurità. Pertanto la formazione di questi eteromeri è un meccanismo efficace per fermare la produzione di melatonina quando inizia il giorno ed è necessario “dare la sveglia” al cervello.
La scoperta di questa nuova funzione della “dopamina” potrebbe rivelarsi estremamente utile nella progettazione di nuovi farmaci per mitigare i disturbi del ritmo circadiano, come quelli legati al “jet lag”, nei lavoratori dei turni notturni e nei casi di disturbi del sonno in generale.
SERGIO  DEMURU