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La “dopamina” gioca un ruolo determinante anche nelle capacità motorie e nel Parkinson.

Le capacità motorie dell’essere umano (correttezza dei movimenti, rapidità dei movimenti ecc.) dipendono dalla “dopamina” che la “substantia nigra” rilascia sotto l’azione dei gangli della base.
Infatti, se la “dopamina” rilasciata dalla “substantia nigra” è inferiore al normale, i movimenti diventano più lenti e scoordinati. Viceversa, se la “dopamina” è quantitativamente superiore al normale, il corpo umano comincia a eseguire movimenti non necessari, molto simili a dei “tic” nervosi.
Quindi, la fine regolazione del rilascio di “dopamina”, da parte della “substantia nigra”, è fondamentale affinché l’essere umano si muova correttamente, eseguendo gesti coordinati e alla giusta velocità. La “dopamina” con origine nei neuroni dopaminergici del nucleo arcuato e del nucleo paraventricolare inibisce la secrezione dell’ormone “prolattina”, da parte delle cellule lattotrope dell’ipofisi.
Com’è facilmente intuibile, l’assenza o la ridotta presenza di “dopamina” proveniente dai suddetti distretti implica una maggiore attività delle cellule lattotrope ipofisarie, quindi una maggiore produzione di “prolattina”.
La “dopamina” che inibisce la secrezione di “prolattina” prende il nome alternativo di “fattore inibente la prolattina” (PIF).
Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che adeguati livelli di “dopamina” nella corteccia “prefrontale” migliorano la cosiddetta memoria di lavoro.
Per definizione, la memoria di lavoro è “un sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi, come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento”.
Se i livelli di “dopamina” con origine nella corteccia prefrontale diminuiscono o aumentano, la memoria di lavoro comincia a risentirne.
La “dopamina” è anche un mediatore del piacere e della ricompensa.
Infatti, secondo attendibili studi, l’encefalo dell’essere umano rilascerebbe “dopamina“ quando “vive” circostanze o attività gradite, come per esempio un pasto a base di buon cibo o una soddisfacente attività sessuale.
I neuroni dell’area “dopaminergica” maggiormente coinvolti nei meccanismi di ricompensa e piacere sono quelli del nucleo accumbens e della corteccia prefrontale.
La “dopamina” con origine nella corteccia prefrontale è di supporto alle capacità di attenzione.
Interessanti ricerche hanno evidenziato che concentrazioni ridotte di “dopamina” nella corteccia prefrontale sono spesso associate a una condizione nota come sindrome da “deficit” di attenzione e iperattività.
Il legame tra “dopamina” e “abilità cognitive” è evidente in tutte le condizioni morbose caratterizzate da un’alterazione dei neuroni dopaminergici della corteccia prefrontale.
Nelle suddette condizioni morbose, infatti, potrebbero risultare pregiudicate – oltre alle già citate facoltà di attenzione e la memoria di lavoro – anche le funzioni neurocognitive, le capacità di “problem-solving” ecc.
La “dopamina” gioca un ruolo centrale in diverse condizioni mediche, tra cui: il morbo di Parkinson, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), la schizofrenia/psicosi e la dipendenza da alcune droghe e da alcuni farmaci.
Inoltre, secondo alcuni studi scientifici, sarebbe responsabile delle sensazioni dolorose che caratterizzano alcuni stati morbosi (fibromialgia, sindrome delle gambe senza riposo, sindrome della bocca urente) e della nausea associata al vomito.
SERGIO  DEMURU