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Il “tour no-dipendenze” ha fatto tappa a Lanusei. Presente il sassofonista di fama internazionale Enzo Favata.

Ancora una tappa del tour “no dipendenze”. Stavolta è stata Lanusei ad ospitare quella che è una forte campagna di sensibilizzazione per allontanare per quanto possibile i giovani da quelle che sono le insidie, non solo inerenti la droga, ma anche quelle che arrivano dai social. Annalisa Pusceddu, la presidente dell’Associazione “Sport e Salute” ha introdotto gli argomenti supportata da Roberto Betocchi. La manifestazione è stata condotta dal tecnico “Ludico sportivo” Alex Musa, il quale ha coordinato gli interventi. Il tutto si è svolto nella struttura comunale in Piazza del Fico, al centro della cittadina dell’Ogliastra, alla presenza dei docenti delle classi. Incontro impreziosito dalla presenza del sassofonista di fama internazionale Enzo Favata e dal sindaco di Ilbono Gianpietro Murru, con quest’ultimo che non ha voluto mancare all’appuntamento. A margine le dichiarazioni di Morgana Cucca, vice-Presidente associazione creativa Janas-5. Non è la prima volta che partecipa al “tour”. “È stata un’esperienza molto intensa e coinvolgente.-ha detto-I ragazzi hanno mostrato di essere felicissimi perchè ci siamo incontrati di nuovo. Per la terza volta hanno apprezzato il fatto di ritrovare tutto lo staff di “no-dipendenze”. Mi auguro di proseguire la nostra collaborazione con altri progetti in giro per la Sardegna”. A Lanusei c’è già stata la presenza di “no-dipendenze” nel 2023 e grazie all’attiva collaborazione del sindaco Davide Burchi a novembre e dicembre vi sarà una sovrapposizione anche per le scuole superiori. 
SERGIO  DEMURU

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La teledipendenza è una forma di dipendenza psicologica.

 

La teledipendenza è una forma di dipendenza psicologica in cui si rileva una compulsione del soggetto nel guardare la televisione: la compulsione può essere estremamente difficile da controllare e può sfociare in situazioni di disordine psicosomatico, con sintomi sia di tipo psico-cognitivo, che fisiologico e comportamentale.

Principali segnali della teledipendenza

1) l’uso (abuso) esclusivo (senza nel frattempo svolgere altre funzioni) della TV per più di 3 ore al giorno;

2) diminuzione o assenza di attività di svago alternative alla TV;

3) diminuzione dei rapporti sociali, con apatia di fronte ad inviti allettanti, ma non percepiti come tali dal soggetto teledipendente, e sostituzione della comunicazione familiare con la visione dei programmi TV, durante la quale non si tollera l’interferenza e il commento; 
4) nessuna capacità critica e passività mentale di fronte ai contenuti diffusi dal mezzo TV;

5) confusione tra realtà e descrizione della realtà da parte della televisione, con accettazione di quanto detto dalla TV come realtà assoluta e superiore (ricorrenti affermazioni di certezze, durante le conversazioni, testimoniate da frasi come “l’hanno detto alla TV!”);

6) eccessiva euforia o esaltazione durante lo svolgimento dei programmi televisivi preferiti;

7) crisi di astinenza compulsiva, irritabilità e agitazione ansiosa, nel momento in cui viene a mancare la disponibilità della TV o si tenta di resistere all’impulso di accenderla;

8) desiderio di acquistare i prodotti pubblicizzati attraverso il mezzo televisivo;

9) preoccupazione abnorme e ricorrente associata a notizie apprese in televisione.

SERGIO  DEMURU

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Il bullismo è una forma di comportamento che si caratterizza per l’adozione di condotte sistematicamente prevaricanti e prepotenti.

Il bullismo è una forma di comportamento che si caratterizza per l’adozione di condotte sistematicamente prevaricanti e prepotenti, messe in atto da un bambino, ragazzo o adolescente, definito “bullo”, nei confronti di un altro, che viene percepito come più debole ed indifeso.
In generale si può affermare che un individuo può dirsi oggetto di bullismo quando è prevaricato, vittimizzato o quando è esposto, in modo sistematico e ripetuto nel tempo, ad azioni offensive che sono messe in atto intenzionalmente da uno o da più compagni, con uno scopo deliberato ed una forte intenzionalità, per prevaricare sull’altro, per semplice divertimento o per danneggiare l’altro.
Non si parla, quindi, di bullismo facendo riferimento ad un singolo episodio o ad una azione isolata, ma piuttosto ad una serie di comportamenti che sono portati avanti in modo ripetuto e costante da parte di qualcuno che ha la sensazione di avere più potere sull’altro. Le azioni di bullismo, infatti, si caratterizzano per una sostanziale asimmetria di ruoli, che vede una relazione di squilibrio di potere tra chi “agisce” e chi “subisce”, ad esempio per ragioni di età, di forza, o di popolarità nel gruppo dei pari. La vittima inoltre non è in grado di difendersi da sola e, spesso, ha paura di raccontare o denunciare ad altri quello che le accade perché intimorita da eventuali ritorsioni.
I comportamenti del bullo possono assumere forme differenti ed apparire più espliciti, con attacchi diretti nei confronti della “vittima”, sia di tipo fisico (pugni, schiaffi, calci, morsi, lancio di oggetti…) che verbale (insulti, offese razziste, minacce…), come nel caso del bullismo diretto, oppure i comportamenti prepotenti possono essere caratterizzati da azioni indirette, bullismo indiretto, che cercano di danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola dal gruppo, isolandola, diffondendo pettegolezzi o calunnie nei suoi riguardi al fine di minare i suoi rapporti amicali.
Recentemente, con la sempre più capillare diffusione delle nuove tecnologie, di Internet, di smartphone e di Social Media, il bullismo sta assumendo forme e caratteristiche differenti e viene definito con il termine di Cyberbullismo.
SERGIO  DEMURU

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Si inizia a bere alcol già dalle medie. Il Serd: “Pratica radicata, non c’è consapevolezza dei danni”.

Il “binge drinking”, in italiano abbuffata di alcol, è un termine che descrive un modo di bere alcolici particolarmente pericoloso per la salute che consiste nell’assumere grandi quantità di alcol (più di 4 unità per le donne e più di 5 per gli uomini) in una volta sola con l’obiettivo di ubriacarsi. Questo fenomeno, secondo i dati del Serd  (il Servizio Usl per le Dipendenze) e i dati nazionali dell’Istituto Superiore di Sanità, è particolarmente diffuso tra i più giovani e rappresenta un fattore di rischio per la dipendenza da alcol e per la salute.
In Italia meno della metà degli adulti (42%) di età compresa tra i 18 e i 69 anni dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione. Questo tipo di consumo è più frequente fra i giovani e in particolar modo i giovanissimi (fra i 18-24enni la quota sfiora il 36%), fra gli uomini (22% vs 14% nelle donne) e fra le persone socialmente più avvantaggiate, senza difficoltà economiche (20% vs 15% di chi ha molte difficoltà economiche) o con un alto livello di istruzione (21% fra i laureati vs 8% fra chi ha, al più, la licenza elementare).
Il consumo “binge” in Italia, sempre su un campione di adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni, ha un a prevalenza del 9.6%, con in testa la Valle D’Aosta, dove questa percentuale è del 16.1%. Proprio sul tema del “binge drinking”, il Serd nazionale ha lanciato la campagna di prevenzione – sulla base dell’accordo di collaborazione tra Ministero della Salute e Regione – “Contrasto al “binge drinking”: interventi a favore dei giovani vulnerabili”, diretta dal dottor Gerardo Di Carlo, coordinato e realizzato dall’educatrice Marilena Frediano. Il progetto comprende diverse attività di sensibilizzazione, non solo rivolte direttamente ai ragazzi. Ha detto il Dott. Di Carlo: “Abbiamo istituito una collaborazione con il pronto soccorso per aprire un canale di segnalazione volontaria per i ragazzi che vengono ricoverati per intossicazione da alcol o ubriachezza, che li porti a noi per eventuale consulenza. Abbiamo tenuto una formazione agli operatori di pronto soccorso, del 118 e dei colleghi di psichiatria sull’alcol e il binge drinking, gli effetti sui giovani e su come affrontarli in modo da non minimizzare il problema e intraprendere azioni immediate”.
All’interno della campagna sono state organizzate anche attività di prevenzione educativa dedicata ai pazienti del Serd come ad esempio giornate dedicate allo sport, gite e attività sul territorio con l’obiettivo di far provare esperienze emozionanti e piacevoli, in cui non è necessario fare uso di sostanze per godersi il momento”.
Infine, il progetto è intervenuto anche nelle scuole medie e alcune classi delle superiori soprattutto ad Aosta e dintorni, per sensibilizzare i ragazzi sul tema proprio nell’età in cui statisticamente si hanno i primi approcci con la sostanza. Ai ragazzi coinvolti è stato chiesto di realizzare materiale pubblicitario multimediale originale sul tema dell’abuso di alcol e binge drinking.
Al Serd nel nord Italia, nel 2023, 139 pazienti tra gli 11 e i 26 anni channo intrapreso un percorso a causa di uso di sostanze. Le più frequenti sono: la cannabis, altre droghe come ad esempio cocaina o psicofarmaci non prescritti, ma anche dipendenze ‘da internet’ ovvero da social, gioco d’azzardo online o da videogiochi.
Si tende a pensare all’alcolista come un individuo che è dipendente dall’alcol, ma non esiste l’alcolista di 16 anni. Tra i più giovani non si parla del ragazzo che deve bere tutti i giorni perché è in astinenza, ma del ragazzo che abusa dell’alcol ‘in serata’ una, due volte a settimana, per questo si parla di binge drinking. I ragazzi che vengono aiutati, quindi, cercano aiuto molto raramente per problemi di alcol, ma ci siamo accorti che quasi sempre è presente anche un uso problematico dell’alcol, senza contare che l’utilizzo di una sostanza facilita quello di un’altra. L’uso di alcolici è un pratica profondamente radicate nel nostro contesto culturale e, purtroppo, nella nostra regione in particolare e questo si manifesta in una scarsa consapevolezza dei problemi che l’abuso della sostanza può causare. A livello educativo, facendo interventi nelle scuole, ci siamo accorti che anche i ragazzi minorenni hanno i primi contatti con l’alcol già a partire dalla scuola secondaria di primo grado e addirittura alcuni ci hanno detto di farne uso per placare l’ansia prima di entrare a scuola. La cosa è davvero preoccupante perché dimostra la mancanza assoluta di consapevolezza nell’uso della sostanza.
In questi casi è importante introdurre l’idea che esistano tanti diversi modi di gestire l’ansia e sono di solito i ragazzi stessi a farci degli esempi, di solito quelli che praticano sport a livello agonistico raccontano delle loro strategie apprese per gestire lo stress delle gare. Questo è un ottimo esempio dell’impatto positivo che le attività sportive (e non solo) hanno sui ragazzi, offrendo un primo approccio alla costruzione di consapevolezza di sé.
L’approccio alla prevenzione di questo progetto parte proprio dall’idea di rendere i ragazzi stessi protagonisti e ideatori del materiale educativo proposto, per dare sfogo alla loro creatività, invece che limitarsi all’ascolto passivo. E siamo felici di dire che ha funzionato, i ragazzi erano molto interessati e in alcuni casi entusiasti di poter partecipare ad un’attività creativa di gruppo, per non parlare del fatto che hanno cominciato un passaparola tra di loro per raccontare dei loro lavori.
“E non è finita.-dice la coordinatrice del Serd Marilena Frediano
-Il materiale della “Challenge binge drinking” verrà utilizzato in una campagna pubblicitaria molto articolata dedicata proprio ai più giovani, che uscirà a breve, per demistificare i falsi miti sull’alcol”
SERGIO  DEMURU

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Dipendenze: cosa sono e come si curano.

Con il termine “dipendenza” si intende un’alterazione del comportamento che si caratterizza per la ricerca anomala ed eccessiva di sostanze o di attività che si mantiene nonostante l’evidenza che queste siano dannose.
Il concetto di dipendenza nasce in relazione all’utilizzo di sostanze (es. sostanze stupefacenti come eroina e cocaina) anche se si è poi esteso anche alle dipendenze comportamentali.
Non esistono, infatti, solo dipendenze legate all’assunzione di sostanze illecite. Altre dipendenze possono riguardare il gioco d’azzardo (ludopatia), l’alcol, internet e i social media, la pornografia, così come anche l’eccessiva passione per lo sport e il fitness.
Se ci ponessimo in una prospettiva differente, potremmo dire che le dipendenze sono ovunque intorno a noi e che si distinguono dalle meno gravi alle più gravi.
Tra le dipendenze più comuni si annoverano:
1) sostanze stupefacenti, le cosiddette droghe, come eroina, cocaina, ma anche cannabinoidi e oppiacei;
2) farmaci, soprattutto antidolorifici, antidepressivi, ansiolitici o sonniferi;
3) gioco d’azzardo (ludopatia);
4) internet  e social media;
5) pornografia;
6) alcol;
7) fumo di sigaretta.
Le conseguenze sull’individuo possono variare in base al tipo di dipendenza.
Nel caso di sostanze stupefacenti, conseguenze dirette possono verificarsi sul sistema nervoso centrale:
1) la cocaina: è una sostanza estremamente neurotossica che, a lungo termine, può portare non solo a deficit cognitivi, ma anche a veri e propri quadri di demenza o Parkinson;
2) l’eroina: è paradossalmente meno dannosa a livello neurobiologico, ma ciò non toglie la gravità rappresentata dalla ricerca ossessivo-compulsiva della sostanza. Tutto passa in secondo piano in favore di questa dipendenza, a discapito dei rapporti umani, degli affetti e della propria professione.
Medesimo discorso è applicabile anche all’abuso di farmaci, la cui dipendenza, come per le droghe, può porre a serio rischio la vita della persona. In particolare in questi ultimi anni stiamo osservando una vera e propria epidemia di uso di farmaci Oppiodi, che vengono inizialmente prescritti come antidolorifici, ma che poi creando dipendenza vengono presi continuativamente da persone che non hanno nessuna idea di cosa si tratti.
Nel gioco patologico, le vere conseguenze si riflettono non solo sulla grande quantità di tempo impiegata in questa attività, ma soprattutto perdite a livello economico, così come nella sfera privata, sociale e lavorativa.
La dipendenza da nicotina, così come quella da alcol, è anch’essa importante e presenta delle conseguenze preoccupanti di cui chi ne abusa è perfettamente a conoscenza:
1) nel caso del fumo, il maggiore rischio è quello di sviluppare una patologia oncologica;
2) nel caso dell’alcol, gravi danni al fegato e all’organismo.
Al giorno d’oggi, alcune dipendenze hanno subito una sorta di trasformazione in “chiave moderna”, adeguandosi ai nostri tempi. Ad esempio, la dipendenza da internet e dai social media.
In Giappone la dipendenza da social media è parte del quadro noto come Sindrome Hikikomori: si tratta di adolescenti che vivono nella loro camera, dormono di giorno mentre la notte sono molto attivi sul web e sui social. Nessuna vita sociale, nessuna interazione, nessun rapporto umano diretto. Una piaga molto difficile e complicata, aggravata spesso dalla completa mancanza  della volontà di farsi curare.
Oggi, se l’uso dell’eroina è diminuito, quello della cocaina ha conosciuto un enorme incremento. L’abuso di cocaina, una volta tipico dei weekend per puro divertimento, oggi sta diventando per alcuni un mezzo per affrontare le sfide quotidiane, anche lavorative.
Non sono noti, fino in fondo, tutti i meccanismi che nel nostro cervello sottendono alle dipendenze, però sappiamo che esiste un’area cerebrale, chiamata corteccia cingolata anteriore (ACC), deputata alla motivazione e al rinforzo del comportamento, che nel momento in cui scatta la dipendenza viene iperstimolata (con una iper produzione di dopamina), portando alla continua e spasmodica ricerca di quella determinata sostanza o determinato comportamento.
Ma non solo. Certamente esiste una predisposizione biologica in ciascun individuo a sviluppare, in maniera più o meno marcata, delle dipendenze. Alcune persone, infatti, sono geneticamente predisposte allo sviluppo di dipendenze. Si può parlare proprio di una genetica delle dipendenze che può trasmettersi di generazione in generazione. È chiaro, però, che contribuiscono ampiamente allo sviluppo di dipendenze anche altri fattori – sociali, culturali e psicologici – da non sottovalutare.
L’indagine è clinica e si basa solo sull’analisi di alcuni comportamenti ripetuti che portano poi alla dipendenza. Non esistono esami specifici: la dipendenza diventa tale nel momento in cui provoca danni al soggetto.
Come tutti sanno, uscire dalle dipendenze è difficile, soprattutto se non si ha il desiderio di farlo, nonostante l’evidenza del danno. Il primo step fondamentale, per il paziente, quindi, è decidere di uscirne una volta per tutte.
A questo proposito, diversi sono gli approcci di trattamento per le dipendenze (in SSN o in regime di solvenza): questi possono spaziare dalle terapie farmacologiche (prescritte a seconda della problematica), ai percorsi psicologici con i professionisti, così come all’innovativo approccio biologico tramite la stimolazione magnetica transcranica che, grazie a un campo magnetico che penetra nel cervello, stimola alcune aree cerebrali.
SERGIO  DEMURU

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La nicotina è una sostanza in grado di modificare addirittura l’umore.

La dipendenza da nicotina corrisponde all’incapacità di smettere di assumere questa molecola, presente nel tabacco, nonostante la consapevolezza che la sua assunzione è associata a gravi rischi per la salute.
La nicotina è una sostanza presente nel tabacco in grado di modificare l’umore scatenando sensazioni solo temporaneamente piacevoli. La sua assunzione può causare una dipendenza che rende difficoltoso smettere di consumare tabacco nonostante la consapevolezza dei problemi di salute associati a quest’abitudine.
Il fumo di tabacco contiene infatti più di 60 sostanze dalla comprovata capacità di provocare il cancro, oltre a centinaia di altre molecole dannose per la salute. Nel loro insieme queste sostanze danneggiano pressoché tutti gli organi, tanto che più del 60% delle persone che non smettono di fumare muoiono a causa delle conseguenze di questa abitudine.
La causa della dipendenza è la capacità della nicotina di aumentare la secrezione di neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’umore e del comportamento. Fra questi è inclusa la dopamina, una molecola coinvolta nella generazione della sensazione di piacere. E’ proprio questo effetto a generare la dipendenza dal tabacco.
I sintomi della dipendenza da nicotina includono l’incapacità a smettere di fumare, la comparsa di segni di crisi di astinenza quando si cerca di smettere (ansia, irritabilità, agitazione, difficoltà di concentrazione, cattivo umore, frustrazione, rabbia, aumento dell’appetito, insonnia, costipazione o diarrea), l’incapacità di smettere nonostante siano già comparsi problemi di salute e preferire fumare piuttosto che accettare di frequentare ambienti (ad esempio ristoranti) in cui è vietato.
L’unico modo per evitare la dipendenza da nicotina è non iniziare mai a fumare.
SERGIO  DEMURU