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Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Ordine e Simmetria si manifesta quando si vede disordine, anche minimo

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Ordine e Simmetria è caratterizzato da una profonda intolleranza per qualsiasi forma di disordine, anche minimo: vedere oggetti posti in maniera non ordinata, allineata o simmetrica causa un grave disagio, legato alla percezione di mancanza di armonia o logica. Dal bisogno impellente di ordine,  simmetria, allineamento, di “fare le cose per bene” scaturiscono compulsioni quali comportamenti rituali di ordinamento/allineamento, ripetizione e sistemazione/risistemazione, che contribuiscono a generare nel soggetto un senso di sicurezza interno e di controllo dell’ambiente circostante.
I bambini, ad esempio, cercano di estinguere il disagio derivante dall’ossessione di simmetria  delle lettere o dei numeri, cancellando  e riscrivendo ripetutamente sul quaderno i segni grafici corrispondenti, fino a che “sono a posto”. Adulti ed adolescenti, invece, possono sentire l’impulso di toccare un oggetto con la mano destra e subito dopo specularmente con la sinistra, secondo un preciso rituale mentale.
Il livello di interferenza nel funzionamento della persona e l’intrusività del disturbo nella vita quotidiana distinguono questo sottotipo di Disturbo Ossessivo Compulsivo da una generale preferenza umana per l’ordine e la simmetria o da specifici schemi comportamentali (script) caratteristici di alcune culture o subculture (es. pratiche di Feng Shui, stili di vita incoraggiati dai mass-media, ecc…)
La ricerca ha evidenziato anche come le ossessioni da simmetria e le compulsioni di ordine siano le uniche trasversali tra le culture.
Allo stesso modo, il disturbo si differenzia dalla comune tendenza al perfezionismo, poiché vengono perseguiti standard arbitrari eccessivamente rigidi, piuttosto che standard eccessivamente alti interni al sé (self-oriented) o socialmente imposti (socially prescribed).
Sintomi
I sintomi principali possono includere:
1) Pensieri, immagini, vissuti persistenti riferiti al bisogno di simmetria/esattezza;
2) Comportamenti ripetitivi di ordinamento/riordinamento e conteggio;
3) Bisogno di ripetere attività di routine (entrare/uscire dalla porta; sedersi/alzarsi dalla sedia, ecc…)
4) Bisogno di controllare eventuali errori;
5) Paura di non esprimersi in modo perfettamente corretto;
6) Comportamenti evitanti per prevenire ossessioni o compulsioni riferite alla simmetria/esattezza
7) Comportamenti ripetitivi che implicano il tocco simmetrico o azioni/movimenti simmetrici;
8) Rituali mentali di controllo e bilanciamento;
9) Bisogno di toccare, sfiorare, strofinare per “rimettere a posto le cose”;
Chi è affetto da Disturbo Ossessivo Compulsivo da Ordine e Simmetria, generalmente:
1) Prova una percezione di incompiutezza/imperfezione rispetto ad esperienze soggettivamente insoddisfacenti (not as just right), riferite all’ordine e alla simmetria;
2) Percepisce sensazioni corporee (tattili, muscolari, scheletrico-viscerali) e mentali (disagio, energia compressa) che precedono o accompagnano le compulsioni (cd. sensory phenomena);
3) Mette in atto rituali e compulsioni per ridurre sentimenti di insoddisfazione o disagio (piuttosto che di ansia), che scaturiscono dall’esperienza soggettiva
4) Presenta una minore fluenza verbale, con ricadute sulla flessibilità cognitiva;
5) Può mettere in atto i comportamenti rituali per evitare presunte ed irrealistiche conseguenze negative su di sé o i propri cari (c.d. pensiero magico)
Gli studi epidemiologici indicano che la dimensione ordine/simmetria è una delle manifestazioni più comuni del Disturbo ossessivo compulsivo  nell’arco della vita. Inoltre, si stima sia uno dei sottotipi di DOC più diffusi negli adulti (32 %) e nei bambini (35 %).
Il disturbo sembra avere una maggiore incidenza nel sesso maschile e presentare una componente genetica. È, inoltre, associato all’insorgenza precoce del DOC e ad un decorso più severo; frequente anche la presenza di disturbi da tic.
Nei casi di pregressa storia familiare di DOC, si segnala una maggiore compromissione del funzionamento della persona e comportamento suicidario.
Studi di neuroimmagine funzionale suggeriscono il coinvolgimento di corteccia prefrontale – talamo – striato (circuiti neurali responsabili del processo decisionale, inibizione della risposta e individuazione dell’errore),  nonché l’influsso contestuale di traumi perinatali (come  ipertensione arteriosa materna ed emorragia preparto).
Nel post partum la dimensione della simmetria/ordine è associata  all’insorgenza del Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Si ritiene che tre siano i fattori motivazionali maggiormente coinvolti:
1) Perfezionismo visivo ed intolleranza dell’incertezza
2) Sovrastima e bisogno pervasivo di controllare i pensieri
3) Eccessiva percezione di responsabilità e sovrastima della minaccia percepita.
Il livello di consapevolezza del disturbo (insight) risulta generalmente piuttosto basso. Poiché le ossessioni non sono vissute come esperienze avverse e le compulsioni sono viste come utili strategie per “mettere le cose a posto”, l’accesso spontaneo al trattamento clinico è più difficoltoso.
La diagnosi si fonda sui sintomi clinicamente significativi che causano compromissione o disagio e su diversi strumenti diagnostici.
Sono presenti comorbidità con:
1) Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
2) Disturbo di panico
3) Agorafobia
4) Disturbo da uso di sostanze
5) Bulimia Nervosa
6) Disturbo Post Traumatico da Stress
7) Disturbo bipolare dell’umore
8) Epilessia
La terapia deve essere costruita intorno alle caratteristiche individuali del paziente e dei suoi contesti di vita.
Tra le numerose Terapie cognitivo-comportamentali attualmente in uso per la cura del Disturbo Ossessivo compulsivo, la più utilizzata è la ERP (Response Prevention Exposure), che interviene con:
1) il confronto sistematico tra le situazioni che evocano la paura ed i relativi stimoli di attivazione
2) la sospensione dei rituali compulsivi funzionali alla riduzione immediata dell’ansia/disagio
Attraverso sessioni di visualizzazione immaginativa o in un setting concreto (ambiente di vita/lavoro del paziente), si procede alla progressiva presentazione di stimoli stressogeni che il soggetto impara a tollerare gradatamente.
Interventi di ristrutturazione cognitiva risultano, inoltre, efficaci per affrontare credenze relative al pensiero magico ed al senso di “incompletezza”.
Utile anche l’intervento psicoeducativo sulla famiglia, per ridurre i vissuti negativi rispetto alla gestione quotidiana, che spesso sono responsabili della esacerbazione del disturbo.
Tenuto conto della notevole connessione tra il disturbo specifico ed il mind wandering (“la mente che vaga tra i pensieri), la pratica della Mindfulness  si rivela fondamentale nell’interrompere il legame circolare tra pensieri intrusivi e rinforzo delle compulsioni.
L’approccio farmacologico si avvale degli Inibitori Selettivi della ricaptazione di Serotonina (SSRI), sebbene possano anche essere utilizzati, in aggiunta, inibitori della monoamminossidasi e neurolettici.
SERGIO  DEMURU